“Signore e signori, qui è il comandante che vi parla. Stiamo iniziando la nostra discesa verso l’aeroporto di Budapest. Vi preghiamo di allacciare le cinture di sicurezza, riportare lo schienale del sedile in posizione verticale, chiudere i tavolini e riporre tutti gli oggetti personali nelle cappelliere o sotto il sedile di fronte a voi. L’equipaggio di cabina passerà per effettuare le ultime verifiche. Vi ringraziamo per aver scelto Wizz Air e vi auguriamo un piacevole arrivo.”
L’annuncio mi sveglia di colpo.
L’annuncio mi sveglia di colpo.
Non faccio nemmeno in tempo a realizzare dove sono che il cuore mi è già in gola. Una voragine al posto dello stomaco.
Chiudo gli occhi e provo a respirare. Inspiro dal naso, espiro dalla bocca, lentamente. Il video “Gestisci l’ansia in pochi semplici passi” consigliava così, se non ricordo male. Ma non funziona. La scimmia impazzita nella mia testa ha già preso il sopravvento.
“Ma perché devo sempre complicarmi la vita?” penso. “Un viaggio in Ungheria, da sola… in che assurdo momento mi è potuta sembrare una buona idea?”
Sento il bisogno disperato di una boccata d’aria, ma sono su un aereo, a decine di migliaia di metri da terra.
Chiudo gli occhi e provo a respirare. Inspiro dal naso, espiro dalla bocca, lentamente. Il video “Gestisci l’ansia in pochi semplici passi” consigliava così, se non ricordo male. Ma non funziona. La scimmia impazzita nella mia testa ha già preso il sopravvento.
“Ma perché devo sempre complicarmi la vita?” penso. “Un viaggio in Ungheria, da sola… in che assurdo momento mi è potuta sembrare una buona idea?”
Sento il bisogno disperato di una boccata d’aria, ma sono su un aereo, a decine di migliaia di metri da terra.
Nemmeno guardare fuori dal finestrino può aiutarmi, “proprio questa volta dovevo risparmiare sul posto a sedere” penso.
Atterro a Budapest intorno alle 10.00. Sono tesa come non lo ero nemmeno al mio primo esame universitario.
Atterro a Budapest intorno alle 10.00. Sono tesa come non lo ero nemmeno al mio primo esame universitario.
Ancora non so che sto per vivere 3 giorni perfetti.
E si ho detto proprio “perfetti”.
Forse leggendo questa parola avrai inarcato un sopracciglio, perchè si sa la perfezione non esiste… e non me la sento di darti torto, perchè una manifestazione proprio sotto la finestra della mia camera d’ostello con circa 30 sirene tra polizia, ambulanze e pompieri a tenermi sveglia per gran parte della notte devo ammettere che c’è stata.
Ma io con tutte le loro imperfezioni sento davvero di poter definire “perfetti” questi tre giorni.
E si ho detto proprio “perfetti”.
Forse leggendo questa parola avrai inarcato un sopracciglio, perchè si sa la perfezione non esiste… e non me la sento di darti torto, perchè una manifestazione proprio sotto la finestra della mia camera d’ostello con circa 30 sirene tra polizia, ambulanze e pompieri a tenermi sveglia per gran parte della notte devo ammettere che c’è stata.
Ma io con tutte le loro imperfezioni sento davvero di poter definire “perfetti” questi tre giorni.
Potrei anche definirli “luminosi”, però forse suonerebbe troppo filosofico.
Insomma, hai capito che una parola unica per descriverli non riesco a trovarla. Ma hai presente quella sensazione in cui tutto ti sembra allineato? Ci sono momenti in cui la luce del sole diventa più forte, i rumori più intensi. È come se tutta la vita ti travolgesse in un attimo.
Insomma, hai capito che una parola unica per descriverli non riesco a trovarla. Ma hai presente quella sensazione in cui tutto ti sembra allineato? Ci sono momenti in cui la luce del sole diventa più forte, i rumori più intensi. È come se tutta la vita ti travolgesse in un attimo.
Il cuore batte più forte e gli occhi splendono di una luce diversa, più intensa, più vera. Se hai vissuto almeno una volta un momento così, sai di sicuro di cosa sto parlando.
Viaggiare da sola per me è tutto questo.
Viaggiare da sola per me è tutto questo.
E non esagero se dico che fare quel salto nel vuoto, provare ad andare Oltre, ha completamente stravolto il mio modo di pensare, di vedere la vita e di viverla.
Nel caos della quotidianità, perché diciamocelo, la routine di tutti noi è spesso un caos fatto di scadenze, corse, imprevisti, avere la fortuna e il privilegio di potermi ritagliare tre giorni completamente fuori dal mondo, per me, non ha prezzo.
Nel caos della quotidianità, perché diciamocelo, la routine di tutti noi è spesso un caos fatto di scadenze, corse, imprevisti, avere la fortuna e il privilegio di potermi ritagliare tre giorni completamente fuori dal mondo, per me, non ha prezzo.
Dire “fuori dal mondo” potrebbe sembrare un azzardo, perché è proprio viaggiando che entri nel mondo, ma con questa frase intendo dire che quando viaggi da sola non devi rendere conto a nessuno, non scendi a compromessi. Fai solo ciò che ti senti davvero di fare. Vuoi passeggiare per tre ore? Lo fai. Vuoi tornare in un posto che hai già visitato, ma che ti è piaciuto tanto? Ci torni. Vuoi passare tutta la mattinata a rilassarti su una panchina, magari leggendo un libro? Vai in quel parco e ci rimani quanto desideri.
Viaggiare poi ti apre la mente, distrugge gli stereotipi.
Viaggiare poi ti apre la mente, distrugge gli stereotipi.
Personalmente non sono una persona estroversa e faccio estremamente fatica a fidarmi degli altri. Ma quando sono lontana da casa, quando ci sono solo io, riesco a essere diversa, una versione migliore di me stessa.
Prova a sorridere ad un passante, prova ad augurare una buona giornata a quei due signori inglesi che si sono seduti accanto a te durante il pranzo.
Chi lo sa, magari la mattina dopo una ragazza argentina, tua compagna di stanza in ostello, verrà a chiederti se vuoi uscire con lei a fare colazione.
“È proprio vero che l’amore è un ciclo continuo” penso, mentre la saluto.
In questi tre giorni una cosa l’ho capita: a fare sempre le stesse cose finiamo intrappolati in un circolo vizioso, in cui non amiamo ciò che facciamo ma non troviamo nemmeno il coraggio per buttarci in qualcosa di nuovo.
In questi tre giorni una cosa l’ho capita: a fare sempre le stesse cose finiamo intrappolati in un circolo vizioso, in cui non amiamo ciò che facciamo ma non troviamo nemmeno il coraggio per buttarci in qualcosa di nuovo.
E dico proprio “buttarci”, perché quando facciamo qualcosa di nuovo stiamo camminando verso l’ignoto. Nel percorso potremmo anche sbagliare, è vero, ma se l’idea di cadere non ci ferma, allora è lì che possiamo andare a prenderci il mondo, o ancora meglio, i nostri sogni.
Proprio a Budapest, seduta su una panchina accanto al Bastione dei Pescatori, lessi: “Non puoi continuare a dire solo “vorrei, vorrei, vorrei”. Non possiamo rimanere inerti, “perché se succede qualcosa…”. Avere dei desideri e non fare nulla per realizzarli significa non avere davvero voglia di cambiare quella che sei. Sei terrorizzata? Va bene. Non è importante. Ciò che conta non è non avere paura, ma cosa ci facciamo con la paura. (…) Basta posticipare. Non devi temere di fare cose nuove, devi temere di farti sfuggire le occasioni che la paura ti offre. Portati dove hai bisogno di andare.”
“Portati dove hai bisogno di andare.” Mi ripeto questa frase mentre sto atterrando a Milano. Nelle cuffiette suona Go Solo di Tom Rosenthal. “I go solo, oh, I go solo, I’m making my way home, I’m making my way…”.
“Portati dove hai bisogno di andare.” Mi sono davvero portata dove avevo bisogno di andare, non mi sono tirata indietro ed è stato tutto estremamente magnifico.
Proprio a Budapest, seduta su una panchina accanto al Bastione dei Pescatori, lessi: “Non puoi continuare a dire solo “vorrei, vorrei, vorrei”. Non possiamo rimanere inerti, “perché se succede qualcosa…”. Avere dei desideri e non fare nulla per realizzarli significa non avere davvero voglia di cambiare quella che sei. Sei terrorizzata? Va bene. Non è importante. Ciò che conta non è non avere paura, ma cosa ci facciamo con la paura. (…) Basta posticipare. Non devi temere di fare cose nuove, devi temere di farti sfuggire le occasioni che la paura ti offre. Portati dove hai bisogno di andare.”
“Portati dove hai bisogno di andare.” Mi ripeto questa frase mentre sto atterrando a Milano. Nelle cuffiette suona Go Solo di Tom Rosenthal. “I go solo, oh, I go solo, I’m making my way home, I’m making my way…”.
“Portati dove hai bisogno di andare.” Mi sono davvero portata dove avevo bisogno di andare, non mi sono tirata indietro ed è stato tutto estremamente magnifico.
La bambina che aveva paura di alzare la mano in classe per dire presente all’appello ora sta esplorando il mondo.
“Ce la sto facendo” mi dico. Ce la sto facendo davvero.
L’aereo atterra a Malpensa, e più che un atterraggio, sembra uno schianto. Ma io, incredibilmente, sono serena come non mai. Penso al fatto che solo un anno fa, per salire su un aereo, avevo bisogno delle gocce per l’ansia.
L’aereo atterra a Malpensa, e più che un atterraggio, sembra uno schianto. Ma io, incredibilmente, sono serena come non mai. Penso al fatto che solo un anno fa, per salire su un aereo, avevo bisogno delle gocce per l’ansia.
Sorrido alla signora ungherese accanto a me, visibilmente spaventata dal brusco atterraggio. Vedo me stessa nei suoi occhi terrorizzati e, ridendo, le dico: “As usual.” A me avrebbe fatto sicuramente piacere sentirmelo dire, e da come reagisce, sembra proprio anche a lei.
Saluto l’aeroporto con la canzone Follow the Sun nelle cuffiette. Potrei dire “che coincidenza”, ma invece no, sono stata io a farla partire, avevo proprio bisogno di sentirla.
Saluto l’aeroporto con la canzone Follow the Sun nelle cuffiette. Potrei dire “che coincidenza”, ma invece no, sono stata io a farla partire, avevo proprio bisogno di sentirla.
La prossima volta che tornerò in questo aeroporto sarò in partenza per la Norvegia, mancano esattamente quattro esami, e al solo pensiero mi sento mancare la terra sotto ai piedi.
Esco dall’aeroporto, l’aria fresca di fine marzo mi scompiglia i capelli, riportandomi alla realtà.
“And what does your heart say?…” spengo la musica e vedo papà in lontananza che mi fa cenno con la mano.
Per un momento, mi sento la persona più fortunata al mondo, e forse lo sono davvero.
E il tuo cuore cosa ti dice? A volte fermati ad ascoltarlo, ti guiderà verso una versione di te che non immaginavi potesse esistere. Ma che invece è sempre stata li, più forte e coraggiosa di quanto credi.
Per un momento, mi sento la persona più fortunata al mondo, e forse lo sono davvero.
E il tuo cuore cosa ti dice? A volte fermati ad ascoltarlo, ti guiderà verso una versione di te che non immaginavi potesse esistere. Ma che invece è sempre stata li, più forte e coraggiosa di quanto credi.
C’è stato un momento in cui ti sei portata dove avevi bisogno di andare? Raccontamelo, se ti va! Mi piacerebbe molto conoscere la tua storia