Il mio primo viaggio in solitaria: tra paura e il desiderio di andare Oltre

A Palermo feci il mio primo viaggio in solitaria. Io, che da sola non ero mai andata nemmeno nel paese accanto al mio.
Non so dove trovai il coraggio di partire, ricordo solo che un semplice mercoledì sera di febbraio, di ritorno dall’università, decisi che dovevo dare una scarica di adrenalina alla mia vita
In quei giorni stavo leggendo Succede sempre qualcosa di meraviglioso di Gianluca Gotto e, si sa, se non prendi una decisione folle mentre leggi i suoi libri, forse non li stai leggendo davvero.
Le settimane passarono e quasi mi dimenticai di quel viaggio prenotato d’impulso, fino a quando, un lunedì mattina, lessi sul calendario “20 maggio”. Mi alzai presto per studiare, come ogni giorno, ma quella volta l’ansia che sentivo non era per l’esame imminente. Era qualcos’altro. 
“Che bello, tra poco più di una settimana parto” mi dissi, cercando di mentire a me stessa.
Il panico si fece sempre più concreto, ed eccomi la sera stessa nel letto a cercare scuse per non partire: “Uhm, il tempo non sembra così bello”, “Tra due settimane ho il primo esame della sessione e sono indietro con lo studio”, “Non so se ho un passaggio per andare in aeroporto”, “Forse è meglio che rimanga a casa, non ho più molta voglia di partire”.
Sciocchezze. Ovviamente solo sciocchezze. La mia mente correva come una scimmia impazzita, non riuscivo a fermarla. 
Mi arresi. 
Mi girai per spegnere la luce quando, sul comodino, vidi il libro Succede sempre qualcosa di meraviglioso. Era girato e sul retro della copertina lessi:
“Questo viaggio è una follia, e una persona puramente razionale non l’avrebbe mai fatto. Che tu voglia ammetterlo oppure no, se sei qui è perché hai deciso di assecondare il richiamo verso qualcosa di più grande. Forse, ora, bisogna solo avere il coraggio di proseguire su questa strada.”
Sorrisi. “Che tragica” pensai. “Questo viaggio è una follia? È solo un weekend di tre giorni, Giulia. Direi che puoi farcela”.
Riaccesi la luce, aprii l’armadio e iniziai a scegliere i vestiti da portare. Facevo piano, per non svegliare mamma e papà. Se mi avessero vista frugare nell’armadio all’una di notte per un viaggio che avrei fatto tra nove giorni, mi avrebbero presa per pazza. E forse non avrebbero avuto tutti i torti…
Oggi, a quasi un anno di distanza, posso affermare con certezza di aver vissuto 3 giorni da sogno.
Difficili? A volte… come quando scesi dal taxi che mi portò al B&B, aprii la borsa e non trovai il telefono. In un istante, nella mia mente si dipinse lo scenario peggiore: io, da sola, in una città che non conoscevo, senza un telefono per chiamare casa.
Penso: “respira, Giulia, ora entriamo in camera e troviamo una soluzione”. Ma no, il telefono contiene le istruzioni per entrare nel B&B, senza quelle non so i codici. 
Corro, il taxi è ancora fermo al semaforo, che per fortuna è ancora rosso. Forse l’universo è dalla mia parte. Mi avvicino al taxi e busso al finestrino, chiedendo se può accostare perché credo di aver lasciato il telefono in auto.
Mi guarda come se fossi pazza, e ha ragione! Alzo le mani in segno di resa. Proprio mentre, nel panico più totale, cerco il telefono sui sedili posteriori, il mio sguardo cade sulla borsa. 
Eccolo lì, sotterrato sotto cinque pacchetti di fazzoletti, quattro caricatori portatili, tre paia di cuffiette e un portafoglio esageratamente grande. A cosa mi servirà tutta quella roba, mi chiedo.
Dico al signore che ho trovato il telefono e, senza che possa replicare, lo ringrazio e scappo via. Mi aspetto che qualcuno appaia dicendomi: “Sorridi, sei su Candid Camera!”.
Ma non appare nessuno.
È tutto reale.
Bellissimi? Indubbiamente, come quella sera, quando un cameriere in un ristorante mi chiese cosa mi avesse spinto a fare un viaggio in solitaria. Io, così su due piedi, non sapevo cosa rispondere. 
La verità è che non sapevo davvero cosa mi avesse spinto, ero alla ricerca di qualcosa, ma non sapevo cosa. Forse di me stessa? Non so, ma non potevo di certo rispondere così. 
Allora lui, vedendomi titubante mi incalza dicendomi: “Non è per criticare, in realtà è una cosa che voglio fare anche io, ma non trovo il coraggio.”
“Beh, credo che nessuno abbia coraggio, o meglio sicuramente non io” dico ridendo. 
“È che a me piace fare cose che non ho mai fatto. Se non lo faccio, mi sembra di stare ferma. Poi le cose le impari facendole, nel percorso. A me piace sapere cosa c’è Oltre le mie paure, e se non faccio quel passo in avanti, se non ci provo, non lo saprò mai. Non lo so, non credo che fare cose nuove sia sempre bello, però è solo sperimentando che trovi la tua strada. I pregiudizi sono la cosa più stupida al mondo” concludo sorridendo.
E credo che in questa risposta sia contenuto il senso di tutto.
Ad oggi, dopo quasi 10 mesi, ho anche vissuto 6 mesi a Tenerife, ho cambiato lavoro, ho aperto questo blog, ho prenotato un altro viaggio in solitaria e mi sono candidata per un nuovo Erasmus. 
Se non provi, non sai, non era così?
Ora ti chiedo: quale sogno o desiderio hai accantonato per paura? Cosa ti frena dal fare il primo passo? E cosa accadrebbe se decidessi di farlo? Raccontami la tua storia, se ti va:)
E ricorda che Oltre le tue paure c’è un mondo bellissimo tutto da scoprire!
 

Lascia un commento